Per diventare pittore si prospettano tre strade tra cui scegliere. La prima è apprendere l'arte della pittura come autodidatta. La seconda, seguire un percorso di studi attraverso lezioni private. La terza, infine, prevede entrare in un'Accademia di Belle Arti.
In Italia il sistema educativo permette ai giovani di prepararsi ancor prima di entrare nell'Accademia di Belle Arti, considerando che l'adolescente può scegliere un liceo di indirizzo artistico.
In altri paesi, invece, come ad esempio la Grecia, dove non esistono licei artistici, il giovane dovrà approfondire la sua conoscenza della pittura direttamente attraverso l'Accademia di Belle Arti.
Per completare gli studi artistici, il sistema educativo, come lo conosciamo noi oggi, offre un percorso quinquennale (3+2), che indirizza i giovani all'interno di itinerari sia teorici che pratici.
Ma è sempre stato cosi?
Prima che nascessero le scuole di belle Arti, i giovani che avevano talento e volevano apprendere l'arte della pittura, dovevano principalmente entrare nelle botteghe dei pittori importanti del loro tempo e trascorrervi diversi anni prima di iniziare la loto attività come liberi professionisti. Leonardo da Vinci imparò a dipingere nella bottega del Verrocchio, importante laboratorio fiorentino di quel tempo. Dalla bottega di Rubens nacque Anton van Dyck, mentre dalla bottega del fiammingo Denis Calvaert nacquero Francesco Albani, Domenichino e Guido Reni, che in seguito si trasferì all'Accademia dei Carracci.
Il tempo necessario per imparare a dipingere prima della nascita delle grandi scuole organizzate era piuttosto lungo. E' da notare che i pittori imparavano, non solo l'arte della pittura su supporti lignei e successivamente su tela, ma anche le tecniche della pittura murale con le necessarie tecniche ad affresco e la tempera a secco, ma anche la doratura e varie tecniche per disegnare, fare decorazioni con l'oro, lo stagno e tanto altro ancora.
Un'importante testimonianza in proposito è il "Libro dell'Arte" scritto da Cennino Cennini nel 1437 in cui, oltre all'analisi dettagliata di tutte le tecniche artistiche dell'epoca, con annessi anche i tempi necessari per apprendere l'arte della pittura, l'autore suggerisce alcune regole comportamentali utili per il percorso.
L'autore dice che:
All'inizio occorre tempo per studiare il disegno elementare che si esegue più vote su fogli di carta o pergamena. Occorre inoltre stare con il maestro nella sua bottega ed entrare in tutti quei 'rami' che appartengono alla nostra arte, cominciando dallo sfregamento dei colori, dalla bollitura delle colle, l'impastare i gessi, esercitandosi nella preparazione delle tavole, nella lavorazione e preparazione delle loro superfici per applicare e appianare il gesso e il bolo, per mettere l'oro. Solo per questo occorrono sei anni.
Poi per studiare il colore, decorare con le vernici dorate, fare pieghe con l'oro e abituarsi a lavorare sulla parete, ci vogliono altri sei anni.
Disegnare sempre, non abbandonare mai il tuo studio, che si tratti di un giorno festivo o lavorativo. E' cosi che trasformi l'ispirazione dal grande esercizio in una buona prestazione".
Cennini sottolinea la grande importanza del lavoro pratico e in un'altra parte dello scritto afferma che oltre allo studio costante del suo "Libro dell'Arte", occorre praticare con un maestro, altrimenti non arriveremo mai a nulla che possa farci avvicinare ai grandi pittori.
Per l'autore del "Libro dell'Arte", la vita dello studente, come ci dice, deve essere organizzata come se fosse uno studente di teologia, di filosofia o di qualsiasi altra scienza, consumando cibi e bevande con moderazione. L'autore raccomanda di limitarsi a pasta e vini leggeri due volte a giorno, evitando di affaticare la mano con pratiche come il posizionamento di pietre, paletti di ferro o quant'altro che possano essere dannosi e possano provocare il tremore della mano. Raccomanda inoltre prudenza "in compagnia delle donne" perchè, come spiega, possono "rendere la mano cosi instabile e tremolante che al vento oscillerebbe come un foglio di carta".
Inoltre, all'apprendista pittore si consigliano due strade, quella dell'isolamento, che ricorda quanto accenna anche Leonardo da Vinci nel suo "Trattato della pittura", oppure per evitare le distrazioni, si consiglia la compagnia di persone che seguono lo stesso percorso, scegliendo sempre chi è più bravo di noi.
Secondo Cennini bisogna seguire sempre un solo insegnante con la miglior reputazione possibile, piuttosto che tanti, perchè seguire un maestro, giorno per giorno, ci dona qualcosa del suo stile e della sua anima, mentre seguirne tanti diversi rischierebbe di provocare confusione ed un'espressione artistica 'strana' avendo lo spirito distratto da questi diversi modi.
Questa considerazione riprende il concetto di quelle vecchie scuole che volevano che l'allievo imitasse sempre il maestro accettandone lo stile e personalizzandolo.
Leonardo da Vinci nel suo "Trattato della pittura", capitolo XXIV, invece condanna questo metodo e afferma che un pittore che segue questa strada sarà considerato un 'nipote' piuttosto che un 'figlio naturale'.
Sempre secondo Cennini, "un comportamento conforme alla nostra natura, che per amor della virtù, siamo destinati principalmente all'arte, dovrebbe essere posseduto dall'amore, dal timore, dall'umiltà , dall'obbedienza e dalla perseveranza".
Le parole di questo maestro, che nacque alla metà del Trecento ed ebbe come maestro Agnolo, che a sua volta apprese la pittura da suo padre Taddeo Gaddi, allievo di Giotto, oggi sembrano lontanissime e fuori dalla realtà , considerando come stanno le cose nel campo della pittura contemporanea.
Nonostante questo, secondo il mio modestissimo parere, certi valori rimangono sempre costanti perchè l'uomo può cambiare e adattarsi agli usi e costumi di ogni epoca, ma re regole universali entro le quali si possiede la fiamma dell'ispirazione e la necessità di esprimersi attraverso la pittura rimangono sempre le stesse. L'uomo tende a vedere e valutare la sua realtà in base all'angolazione della visuale del suo occhio e per questo forse è bene cercare di capire i ragionamenti e come la gente vedeva le cose in un'altra epoca. in questo modo l'apertura degli occhi diventerebbe più ampia, con il risultato che, la valutazione della nostra realtà potrebbe diventare più obbiettiva e di conseguenza anche il nostro modo con cui decidiamo di affrontarla, mediante il nostro comportamento, potrebbe arricchirsi di valori e principi che non guardano il tempo, adeguandosi sempre alla contemporaneità .
Dimmi cosa ne pensi di tutto questo. Come giudichi le parole di Cennino? Potrebbero servirci oggi? E se si, in che modo?
Emmanouil Tzigkounakis
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